Libro Fotografico
96 Pagine
Stampa: Bicromia su Carta Gard Premium Natural 170 Gr.
Verniciatura su foto.
Copertina: Stampa a 1 Colore su Cartone Gmund Colors Matt 23 da 300gr.
65 Fotografie di Adriano zanni
2 Illustrazioni di Davide Reviati
Testi di Federica Angelini e Francesco Farabegoli
Progetto Grafico Michele Buda per MBSF Studi Fotografici.
Stampato presso Grafiche Morandi di Fusignano (RA) nel febbraio 2019
Adriano Zanni:
Soundtrack for falling trees
un albero è vivo come un popolo più che come un individuo, abbatterlo dovrebbe essere compito solo del fulmine. (erri de luca)
Solitari, selvatici, malfermi, tenaci e resistenti, arrendevoli ed abbattuti, nati dove non ti spetteresti di trovarli, finti, immaginati o percepiti, storti, robusti, esili oppure imponenti, Alberi.
Alberi soli.
Come un albero solo (solo come un albero)
Simbolo per eccellenza della vita, metafora della vita stessa l’albero parla di noi, parla a noi, l’albero siamo noi. Nulla a che vedere con l’aspetto colto legato alla sua poetica, con la classificazione latina dei suoi nomi o con il romanticismo del suo valore decorativo ed estetico. Tanto meno con la nobiltà legata all’essere testimoni del tempo attribuita a quelli secolari o all’aspetto magico e fiabesco di boschi e foreste, albero come la vita di tutti giorni, come la gente comune. Non si sceglie dove nascere, il vento può trasportare un seme nel luoghi più impensati, si tenta di restare aggrappati alla vita, si resiste ostinatamente, talvolta non ci si riesce e si soccombe. Un lavoro sull’ostinazione e sulla solitudine, sulla lotta e sulla rassegnazione, un lavoro sulla vita e sul mondo.
Come un Albero:
Non è tanto il momento, l’attimo, ma tutto ciò che c’è stato prima. Le foto di Adriano Zanni sono spesso questo, un racconto a ritroso, un epilogo possibile. Lo sono quelle che da anni pubblica sui web, lo sono quelle del libro precedente Cosa resta, lo sono queste, di questo nuovo lavoro dedicato agli alberi. Nell’epoca del tree hugging e delle gite organizzate che, subito prima dei mercatini di Natale, mettono in calendario escursioni per scoprire il foliage, Adriano ci fa vedere alberi spogli, morti, morenti, caduti e rigorosamente in bianco e nero. Alberi di plastica. Alberi che sembrano cercare rifugio dietro un muro, che sembrano trovarsi
loro malgrado là dove un albero, forse, nemmeno dovrebbe esserci. E infatti è solo, l’albero. E da familiare e rassicurante simbolo di vita e conoscenza, di protezione e solidità, l’albero diventa all’improvviso fragile, precario, sghembo. Come le nostre vite. Non sono alberi sotto cui cercare l’ombra refrigerante nella calura estiva, su cui arrampicarsi per giocare, da cui cogliere frutti o di cui godere gli effluvi nell’aria primaverile segno della nuova stagione di rinascita, non sono gli alberi a cui pensiamo quando ne piantiamo uno per la nascita di un figlio, di certo non sono quelli ai piedi di quali qualcuno può immaginare di voler spargere le ceneri di un proprio caro. Per la verità, sono gli alberi che forse ignoreremmo pur passandoci davanti o a cui non dedicheremmo più di uno sguardo fugace e disattento.
Ecco invece che Adriano ci chiede di fermarci, di osservarli a uno a uno e lasciarci cogliere da una sorpresa che presto scivola in una sorta di nostalgia, un’amara dolcezza, un malinconico struggersi. L’albero non ha scelta: deve crescere e morire dove nasce. Quanta scelta c’è invece nelle nostre vite?
Quanto le radici immateriali ci costringono comunque a una vita da albero, magari solo e storto e senza alternative percorribili?
Quanto del nostro albero genealogico, che siano radici o rami, ci determina, condiziona, blocca e immobilizza?
Quanto ci guida il timore o il desiderio di cogliere il frutto dell’albero del bene e del male di biblica memoria?
E quanto l’albero che da sempre viene usato come metafora del sistema di conoscenze è davvero diventato un labirinto, un rizoma dando nuova forma al nostro stesso essere nel mondo?
La metafora affonda le proprie radici nel linguaggio stesso che dà forma ai nostri pensieri. E così via in un gioco di rimandi che da sempre plasma il pensiero collettivo, ma che qui, davanti a queste foto, diventa introspezione individuale.
E diventa tempo. Quasi tangibile.
Come nella musica di Adriano Zanni, che ha uno stretto, strettissimo legame con le sue foto. Basta ascoltare il tape Soundtrack For Falling Trees, quasi una colonna sonora a questo libro. Ma anche nei sui ultimi LP Disappearing: e Ricordo Quasi Tutto nelle copertina appaiono foto dove gli alberi sono tanti e diventano bosco, luogo atavico delle paura, luogo in cui perdersi, in cui toccare con mano l’oblio per l’essere umano, questa volta lui solo.
La curva del tempo non è lineare qui, cambia, si deforma, rallenta o accelera. Perché il tempo degli alberi non è il tempo degli umani. Un’unica, ultima, fondamentale avvertenza. Sottotraccia, come spesso accade nelle foto di Zanni, resta quell’angolazione ironica, antiretorica che nulla toglie alla profondità dello sguardo, che non svilisce ma che protegge da qualsiasi patina e che ci ricorda che, siamo noi alberi o umani, alla fine poco importa.
Federica Angelini
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Photo Book
96 Pages
Print: Bicromy on Gard Premium Natural 170 Gr. Paper.
Painting on photo -
Cover: Print 1 Color on Gmund Colors Matt 23 Papaer 300gr.
65 Photos by Adriano zanni
2 Illustrations by Davide Reviati
Graphic Project end Book Design By Michele Buda @MBSF
Like a tree:
Mostly, it is about what had been before. Adriano Zanni's pictures are often backwards tales, possible endings. It was true for the pictures collected in Cosa resta, it is still true for this new book dedicated to trees. While people are discovering the practice of tree hugging or are going on trip to admire the spectacular colors of autumn "foliage", while trees are more and more taken as easy symbols of strength, beauty and consolation, Adriano shows us bare, dead, dying, fallen, black and white trees. Sometimes even plastic trees. Trees that seem to hide behind a wall; trees grown where trees should not be. His trees are solitary. And they do not look familiar or reassuring, they do not stand to embody life and knowledge, to convey the idea of protection and soundness; these trees are fragile, insecure, twisted. Just like our lives. You cannot look for a refreshing shade under Adriano's trees during summer heat, you cannot climb them for fun, neither you can pick their ripe fruits nor smell their flowers. To tell the truth, you would probably ignore them would you walk by them.
Instead, Adriano is asking us to stop, to take a long look at each of them and what happens is that we are soon overwhelmed by a sense of nostalgia, a sweet bitterness, a consuming melancholy, a inescapable wondering.
Trees have no choice: they have to grow in the place they were born. Is there a choice, instead, in our lives? Do immaterial roots force us to live like trees, maybe crooked trees without viable options?
Do roots and branches of our family trees restrain us? And to what extent?
Are we ready to pick the biblical fruit of knowledge, or are we scared to do it?
And is knowledge still representable by a tree, or do we need to think it more like a labyrinth or a rhizome? In that case, should we give new shape to our being in this fast and moving world?
Tree metaphors are rooted in the language our thoughts are made of.
And so, through a series of cross-references, collective thinking becomes individual introspection.
Just like in Adriano Zanni's music which is strictly interconnected with his pictures. Just listen to his soundtrack for Falling Trees. And listen to his Disappearing, whose cover shows a picture where trees become wood, ancestral place of fears, where you get lost, where you touch the oblivion for human beings.
One last, crucial, warning: under-the-track, as it often happens in Zanni's pictures, there is his anti-rhetorical, ironic angle reminding us that, in the end, we can either be human beings or trees. And no, it does not really matter.
Federica Angelini
Includes unlimited streaming of
Soundtrack for falling trees
via the free Bandcamp app, plus high-quality download in MP3, FLAC and more.
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Adriano Zanni Ravenna, Italy
Fotografo, artista sonoro e field recordist
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